Genitori in blue jeans

Gianluca Sgueo,

Blue JeansSono gior­ni di atte­sa. Le vicis­si­tu­di­ni giu­di­zia­rie del pre­si­den­te del Consiglio aspet­ta­no di cono­sce­re nuo­vi svi­lup­pi nel­le aule di tri­bu­na­le. Nel frat­tem­po, la cari­ca ini­zia­le del­la noti­zia si è affie­vo­li­ta, in par­te per l’arrivo di noti­zie media­ti­ca­men­te più suc­cu­len­te – la rivol­ta libi­ca e il disa­stro giap­po­ne­se – e in par­te per i tem­pi pro­ce­du­ra­li del­la giu­sti­zia, che viag­gia­no su bina­ri diver­si da quel­li del­la comunicazione.

È il momen­to giu­sto per fare qual­che rifles­sio­ne di appro­fon­di­men­to, sce­glien­do uno dei tan­ti aspet­ti inte­res­san­ti del­la vicen­da: il rap­por­to tra geni­to­ri e figli per esem­pio. Salvo alcu­ni spo­ra­di­ci com­men­ti, nes­su­no sem­bra esser­si pre­oc­cu­pa­to più di tan­to del fat­to che alcu­ni geni­to­ri fos­se­ro a cono­scen­za del coin­vol­gi­men­to del­le pro­prie figlie in ambien­ti che, se anche voglia­mo evi­ta­re di defi­ni­re ambi­gui, cer­ta­men­te non rien­tra­no nel “pac­chet­to di ipo­te­si” che con­sen­to­no a un geni­to­re di guar­da­re con sere­ni­tà al futu­ro del­la pro­pria pro­le. Tutto da dimo­stra­re, ovvia­men­te. Ma se quan­to emer­so duran­te le inter­cet­ta­zio­ni risul­tas­se veri­tie­ro, avrem­mo ragaz­ze poco più che mag­gio­ren­ni che si intrat­ten­go­no abi­tual­men­te con per­so­nag­gi del mon­do poli­ti­co e del­lo spet­ta­co­lo, che ven­go­no paga­te pro­fu­ma­ta­men­te per far­lo e che in quel­le feste ripon­go­no tut­te le aspet­ta­ti­ve cir­ca il loro futu­ro lavorativo.

Non basta. Nelle con­ver­sa­zio­ni tele­fo­ni­che inter­cet­ta­te e rese pub­bli­che, alcu­ni geni­to­ri redar­gui­sco­no le figlie per­ché non sono sta­te fur­be abba­stan­za da chie­de­re gli stes­si sol­di rice­vu­ti dal­le ami­che. La que­stio­ne, pur­trop­po, non è per nul­la secon­da­ria e sol­le­va un dub­bio impor­tan­te: che sia­no cam­bia­te le aspet­ta­ti­ve che i geni­to­ri ita­lia­ni ripon­go­no nei con­fron­ti dei pro­pri figli?

GenitoriNon si trat­ta infat­ti di un caso iso­la­to. In una recen­te pun­ta­ta de Le Iene è sta­to fat­to un espe­ri­men­to curio­so. Una gior­na­li­sta del­la tra­smis­sio­ne, Elena Di Cioccio, si è fin­ta orga­niz­za­tri­ce di un casting per un nuo­vo pro­gram­ma tele­vi­si­vo: un rea­li­ty sul model­lo del Grande Fratello, ma per bam­bi­ni. Il ser­vi­zio mostra le inter­vi­ste fat­te a geni­to­ri che, igna­ri di esse­re ripre­si, rispon­do­no a doman­de incal­zan­ti su pos­si­bi­li copro­mes­si da accet­ta­re pur di far par­te­ci­pa­re i loro figli. Pochi, pochis­si­mi tra loro han­no abban­do­na­to il col­lo­quio alle pri­me doman­de imba­raz­zan­ti («Sarebbe un pro­ble­ma se, duran­te il pro­gram­ma, deci­des­si­mo di sot­to­por­re suo figlio/a ad un regi­me die­te­ti­co par­ti­co­lar­men­te seve­ro? Ci con­sen­te di costrin­ge­re il suo bambino/a a lavo­ri stres­san­ti, costan­te­men­te sot­to gli occhi di una tele­ca­me­ra?»). La mag­gior par­te ha resi­sti­to stoi­ca­men­te di fron­te alle pro­vo­ca­zio­ni, anche quel­le in cui si chie­de­va il per­mes­so di impor­re come model­li di rife­ri­men­to Belen Rodriguez e Fabrizio Corona. Alcuni non han­no bat­tu­to ciglio nem­me­no di fron­te alla pos­si­bi­li­tà che i loro figli venis­se­ro puni­ti con un perio­do di “gogna” (luo­go in cui noto­ria­men­te i par­te­ci­pan­ti cat­ti­vi del Grande Fratello ven­go­no rin­chiu­si per espia­re i loro misfatti).

Tra le tan­te cau­se del­la nuo­va per­ce­zio­ne che mol­ti geni­to­ri han­no dei pro­pri figli, c’è un feno­me­no che può esse­re defi­ni­to “dege­ne­ra­zio­ne dei geni­to­ri in blue jeans“. Li ricor­da­te? Era una del­le for­tu­na­te serie Tv ame­ri­ca­ne anni 70 (in ingle­se Growing Pains): rac­con­ta­va di una fami­glia moder­na, sim­pa­ti­ca, friz­zan­te e tut­to som­ma­to per­fet­ta nel­la sua imper­fe­zio­ne. Lui affer­ma­to pro­fes­sio­ni­sta, lei inse­gnan­te, i figli tre nor­ma­li ado­le­scen­ti alle pre­se con i loro pro­ble­mi, che veni­va­no però pun­tual­men­te risol­ti gra­zie alla gran­de pazien­za e dedi­zio­ne dei geni­to­ri. La sigla di testa immor­ta­la­va il padre che tro­va­va addi­rit­tu­ra il tem­po di suo­na­re in una rock-band ama­to­ria­le con i figli.

È pro­ba­bi­le che, come per le mez­ze sta­gio­ni, “non ci sia­no più i geni­to­ri in blue jeans di una vol­ta”. I geni­to­ri ita­lia­ni di oggi sem­bra­no piut­to­sto una dege­ne­ra­zio­ne dei model­li Tv: uno ste­ri­le scim­miot­ta­re che non sa più a distin­gue­re tra fin­zio­ne e real­tà. Quelli face­va­no cola­zio­ne tut­ti insie­me intor­no a un tavo­lo; ora qual­cu­no sot­to­por­reb­be i pro­pri figli a regi­mi die­te­ti­ci proi­bi­ti­vi sot­to lo sguar­do del­le tele­ca­me­re. Quelli rac­co­glie­va­no i sol­di per man­da­re la pro­le al col­le­ge; ora si inse­gna loro a far­si fur­bi, a pren­de­re dove pos­so­no quan­to più possono.

Quelli li chia­ma­va­mo geni­to­ri in blue jeans e li accet­ta­va­mo come una fin­zio­ne alla qua­le ispi­rar­si. Sarà for­se che i geni­to­ri moder­ni (non tut­ti ovvia­men­te) han­no cam­bia­to i model­li di rife­ri­men­to, pescan­do da Canale 5, Italia 1 e dai cinepanettoni?

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