Sono giorni di attesa. Le vicissitudini giudiziarie del presidente del Consiglio aspettano di conoscere nuovi sviluppi nelle aule di tribunale. Nel frattempo, la carica iniziale della notizia si è affievolita, in parte per l’arrivo di notizie mediaticamente più succulente – la rivolta libica e il disastro giapponese – e in parte per i tempi procedurali della giustizia, che viaggiano su binari diversi da quelli della comunicazione.
È il momento giusto per fare qualche riflessione di approfondimento, scegliendo uno dei tanti aspetti interessanti della vicenda: il rapporto tra genitori e figli per esempio. Salvo alcuni sporadici commenti, nessuno sembra essersi preoccupato più di tanto del fatto che alcuni genitori fossero a conoscenza del coinvolgimento delle proprie figlie in ambienti che, se anche vogliamo evitare di definire ambigui, certamente non rientrano nel “pacchetto di ipotesi” che consentono a un genitore di guardare con serenità al futuro della propria prole. Tutto da dimostrare, ovviamente. Ma se quanto emerso durante le intercettazioni risultasse veritiero, avremmo ragazze poco più che maggiorenni che si intrattengono abitualmente con personaggi del mondo politico e dello spettacolo, che vengono pagate profumatamente per farlo e che in quelle feste ripongono tutte le aspettative circa il loro futuro lavorativo.
Non basta. Nelle conversazioni telefoniche intercettate e rese pubbliche, alcuni genitori redarguiscono le figlie perché non sono state furbe abbastanza da chiedere gli stessi soldi ricevuti dalle amiche. La questione, purtroppo, non è per nulla secondaria e solleva un dubbio importante: che siano cambiate le aspettative che i genitori italiani ripongono nei confronti dei propri figli?
Non si tratta infatti di un caso isolato. In una recente puntata de Le Iene è stato fatto un esperimento curioso. Una giornalista della trasmissione, Elena Di Cioccio, si è finta organizzatrice di un casting per un nuovo programma televisivo: un reality sul modello del Grande Fratello, ma per bambini. Il servizio mostra le interviste fatte a genitori che, ignari di essere ripresi, rispondono a domande incalzanti su possibili copromessi da accettare pur di far partecipare i loro figli. Pochi, pochissimi tra loro hanno abbandonato il colloquio alle prime domande imbarazzanti («Sarebbe un problema se, durante il programma, decidessimo di sottoporre suo figlio/a ad un regime dietetico particolarmente severo? Ci consente di costringere il suo bambino/a a lavori stressanti, costantemente sotto gli occhi di una telecamera?»). La maggior parte ha resistito stoicamente di fronte alle provocazioni, anche quelle in cui si chiedeva il permesso di imporre come modelli di riferimento Belen Rodriguez e Fabrizio Corona. Alcuni non hanno battuto ciglio nemmeno di fronte alla possibilità che i loro figli venissero puniti con un periodo di “gogna” (luogo in cui notoriamente i partecipanti cattivi del Grande Fratello vengono rinchiusi per espiare i loro misfatti).
Tra le tante cause della nuova percezione che molti genitori hanno dei propri figli, c’è un fenomeno che può essere definito “degenerazione dei genitori in blue jeans“. Li ricordate? Era una delle fortunate serie Tv americane anni 70 (in inglese Growing Pains): raccontava di una famiglia moderna, simpatica, frizzante e tutto sommato perfetta nella sua imperfezione. Lui affermato professionista, lei insegnante, i figli tre normali adolescenti alle prese con i loro problemi, che venivano però puntualmente risolti grazie alla grande pazienza e dedizione dei genitori. La sigla di testa immortalava il padre che trovava addirittura il tempo di suonare in una rock-band amatoriale con i figli.
È probabile che, come per le mezze stagioni, “non ci siano più i genitori in blue jeans di una volta”. I genitori italiani di oggi sembrano piuttosto una degenerazione dei modelli Tv: uno sterile scimmiottare che non sa più a distinguere tra finzione e realtà. Quelli facevano colazione tutti insieme intorno a un tavolo; ora qualcuno sottoporrebbe i propri figli a regimi dietetici proibitivi sotto lo sguardo delle telecamere. Quelli raccoglievano i soldi per mandare la prole al college; ora si insegna loro a farsi furbi, a prendere dove possono quanto più possono.
Quelli li chiamavamo genitori in blue jeans e li accettavamo come una finzione alla quale ispirarsi. Sarà forse che i genitori moderni (non tutti ovviamente) hanno cambiato i modelli di riferimento, pescando da Canale 5, Italia 1 e dai cinepanettoni?