Staffetta d’impunità

Orlando Vuono,

Cesare BattistiAntonio Santoro, Lino Sabbadin, Pierluigi Torregiani e Andrea Campagna: sono que­sti i nomi del­le vit­ti­me di Cesare Battisti, ter­ro­ri­sta ros­so duran­te gli anni di piom­bo. Il lega­me tra Battisti e il cri­mi­ne nasce pre­stis­si­mo: all’età di 18 anni vie­ne arre­sta­to per rapi­na; a 20 anni per rapi­na con seque­stro di per­so­na; a 23 anni di nuo­vo per rapi­na. In car­ce­re cono­sce Arrigo Cavallina, che lo con­vin­ce a unir­si all’organizzazione arma­ta di estre­ma sini­stra “Proletari arma­ti per il comu­ni­smo”. Scontata la con­dan­na si tra­sfe­ri­sce a Milano, dove orga­niz­za le azio­ni del grup­po ter­ro­ri­sti­co: “espro­pri pro­le­ta­ri” (espres­sio­ne colo­ri­ta per defi­ni­re i fur­ti), gam­biz­za­zio­ni, omi­ci­di. Nel 1979 Battisti vie­ne anco­ra arre­sta­to, ma nel 1981 rie­sce a eva­de­re e a emi­gra­re dall’Italia.

A que­sto pun­to sareb­be sta­to logi­co che le nazio­ni scel­te come meta dal ter­ro­ri­sta si fos­se­ro impe­gna­te a estra­dar­lo, con­se­gnan­do­lo quin­di all’Italia. Battisti inve­ce, dopo esse­re anda­to in Francia, si rifu­gia in Messico. Mentre Alberto Torregiani pas­sa la pro­pria vita in sedia a rotel­le (a cau­sa del­la pal­lot­to­la che lo ha col­pi­to duran­te la spa­ra­to­ria in cui il padre ha per­so la vita) Cesare Battisti comin­cia a scri­ve­re roman­zi. Nel 1990 tor­na a Parigi, dove si dedi­ca alla scrit­tu­ra e all’attività di tra­dut­to­re. Perché un assas­si­no ter­ro­ri­sta può sere­na­men­te vive­re scri­ven­do roman­zi? Tutto meri­to del­la “dot­tri­na Mitterrand”, illu­stra­ta in un discor­so pub­bli­co il pri­mo feb­bra­io 1985 dall’ononimo pre­si­den­te socia­li­sta francese.

François Mitterrand deci­se di ospi­ta­re e pro­teg­ge­re gli ex ter­ro­ri­sti ita­lia­ni che aves­se­ro abban­do­na­to la vio­len­za. Questa scel­ta si fon­da­va sull’idea che la legi­sla­zio­ne del Belpaese fos­se ina­dat­ta agli stan­dard euro­pei. In par­ti­co­la­re crea­va­no scet­ti­ci­smo la leg­ge sui col­la­bo­ra­to­ri di giu­sti­zia (intro­dot­ta per debel­la­re il ter­ro­ri­smo pri­ma, la mafia poi), e la pro­ce­du­ra del pro­ces­so in con­tu­ma­cia (se un impu­ta­to dife­so da avvo­ca­ti vie­ne con­dan­na­to, non è neces­sa­rio ripe­te­re il pro­ces­so in segui­to all’arresto). ColpevoleMolti furo­no i ter­ro­ri­sti ita­lia­ni che appro­fit­ta­ro­no di que­sta poli­ti­ca: Enzo Calvitti, Massimo Carfora, Walter Grecchi, Giorgio Pietrostefani, Oreste Scalzone, Toni Negri. Nel 2002 la dot­tri­na è sta­ta infi­ne abro­ga­ta e, due anni dopo, la Corte d’Appello pari­gi­na ha con­ces­so l’estradizione di Battisti.

Ma le peri­pe­zie del ter­ro­ri­sta non fini­sco­no qui. Questi infat­ti, scap­pa­to anche dal­la Francia, si rifu­gia in Brasile. Qui ini­zial­men­te vie­ne arre­sta­to per­ché in pos­ses­so di un pas­sa­por­to fal­so; in segui­to, nel 2009, il mini­stro del­la Giustizia bra­si­lia­no gli con­ce­de lo sta­tus di rifu­gia­to poli­ti­co. Qualche mese più tar­di il Supremo Tribunale fede­ra­le auto­riz­za l’estradizione in Italia, dato che i rea­ti com­mes­si dal ter­ro­ri­sta non sono poli­ti­ci, ma comu­ni. La deci­sio­ne fina­le però spet­ta al pre­si­den­te Lula che, come ulti­mo atto del pro­prio man­da­to, ha nega­to l’estradizione dell’ ex terrorista.

L’affai­re Battisti offre lo spun­to per affron­ta­re la que­stio­ne dell’asilo poli­ti­co. Questo isti­tu­to, disci­pli­na­to dal­la Convenzione di Ginevra del 1951, è entra­to in cri­si per un bana­lis­si­mo discor­so di un pre­si­den­te fran­ce­se. Com’è sta­to pos­si­bi­le? Come può esse­re capi­ta­to di nuo­vo con il Brasile? Sembra dun­que dove­ro­so un inter­ven­to a livel­lo inter­na­zio­na­le con cui sta­bi­li­re dei prin­ci­pi fis­si e inal­te­ra­bi­li per la con­ces­sio­ne dell’asilo poli­ti­co. Si potreb­be addi­rit­tu­ra arri­va­re al pun­to di estra­nia­re la con­ces­sio­ne del­lo sta­tus di rifu­gia­to dal­le pre­ro­ga­ti­ve del­lo Stato nazio­na­le. Un’agenzia sovra­na­zio­na­le infat­ti potreb­be adem­pie­re a tale com­pi­to con meno faziosità.

Staremo a vede­re. Intanto Cesare Battisti dovreb­be usci­re dal car­ce­re bra­si­lia­no entro un mese. A meno che non ven­ga accol­to il ricor­so pre­sen­ta­to dall’Italia con­tro la deci­sio­ne di Lula: la valu­ta­zio­ne dispre­gia­ti­va del­la giu­sti­zia nostra­na sareb­be lesi­va del­la sovra­ni­tà nazio­na­le. In tan­ti, a par­ti­re dai mem­bri dell’Associazione ita­lia­na vit­ti­me del ter­ro­ri­smo, spe­ra­no che la nuo­va pre­si­den­tes­sa bra­si­lia­na Dilma Rousseff si rifiu­ti di impu­gna­re il testi­mo­ne por­ta­to da Mitterrand e Lula, inter­rom­pen­do così quest’assurda staf­fet­ta dell’impunità.

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