Le condizioni già critiche del tassista milanese, brutalmente malmenato, continuano a peggiorare. Dopo aver letto il bollettino medico, si può solo invocare un miracolo. L’uomo è arrivato in ospedale con il cranio sfondato, un’edema cerebrale, un’emorragia interna ai polmoni, la milza spappolata e i denti rotti.
Si tratta del solito gruppo di squilibrati inclini alla violenza che ciascuno di noi spera di non incontrare mai per strada? Non proprio. Il caso in questione ha assunto delle tinte più fosche, facendo emergere un clima mafioso di profonda omertà e intimidazione che impera nel quartiere compreso tra Stadera e Ripamonti, teatro dell’accaduto.
Fra le decine di testimoni solo quattro o cinque si sono offerti di ricostruire in maniera completa i fatti. Subito dopo alcune di queste persone sono state minacciate al telefono e al citofono di casa. A un altro è stata bruciata la macchina. I poliziotti giunti sul luogo sono stati insultati da una coppia di ragazzi. Un fotoreporter impegnato nelle riprese è stato assalito e percosso con un manico di scopa. I responsabili dell’aggressione vengono individuati e caricati subito sulla volante: sono due ragazzi. Si alza dunque un coro di giovani che urla «poliziotti bastardi». La madre di uno dei ragazzi assiste alla scena e piange, preoccupata che gli “sbirri” facciano del male al figlio.
Si tratta indubbiamente di fatti gravissimi, che denotano un quadro di profondo degrado sociale. Non siamo infatti di fronte a un episodio di violenza circoscritto, bensì a un “male” radicato a un livello socio-comunitario allargato. Un intero quartiere di Milano vive regole proprie, non riconosce l’autorità delle forze dell’ordine, legittima e protegge l’illegalità e infine vede nei media che documentano tali fatti degli scomodi intrusi.
Come combattere queste sacche d’illegalità? Sicuramente, come ha ricordato Giuliano Pisapia, la soluzione non è strumentalizzare simili fatti di cronaca per scopi politici. Le misure di sicurezza “lanciate a fionda” dalla Lega – spray urticanti e sfollagente, addirittura il porto d’armi semplificato – toccano invece solo la superficie della questione, risultando tanto inutili quanto inefficaci.
Non sarebbe forse meglio combattere il problema alla radice, per esempio con progetti di educazione alla legalità nelle scuole e offrendo opportunità di lavoro dignitose?