Le nuove crociate

Andrea Lugoboni,

DarfurÈ del 16 otto­bre scor­so la noti­zia dei 7 cri­stia­ni cro­ci­fis­si in Sudan. Sulle pagi­ne dei gior­na­li que­sti fat­ti cat­tu­ra­va­no facil­men­te l’attenzione del let­to­re che di fron­te all’orrore recri­mi­na­va con­tro la così gran­de disat­ten­zio­ne dei media occi­den­ta­li al mas­sa­cro afri­ca­no. La que­stio­ne è di quel­le che desta­no gran­de coster­na­zio­ne e altret­tan­to pre­sto scom­pa­io­no dai gior­na­li: così è suc­ces­so anche in que­sto caso. Come alcu­ni vesco­vi denun­cia­no, in Sudan è cac­cia al cri­stia­no in un con­te­sto nel qua­le 450mila per­so­ne han­no per­so la vita e altri 2 milio­ni sono sfol­la­ti. La guer­ra con alcu­ne inter­ru­zio­ni va avan­ti  da qua­si 25 anni ed è carat­te­riz­za­ta dal­le con­ti­nue bar­ba­rie da par­te dei Janjaweed, tri­bù vici­ne al gover­no del Nord. Vittime sono le popo­la­zio­ni anche iner­mi del Sud del Paese, zona  ric­ca di petrolio.

La sto­ria del con­flit­to è un po’ com­ples­sa, ma si potreb­be rias­su­me­re dicen­do che  il Sudan si è divi­so tra un Nord «pre­va­len­te­men­te ara­bo che ha impo­sto la leg­ge cora­ni­ca» e un Sud «pre­va­len­te­men­te cri­stia­no e ani­mi­sta». Tra Nord ara­bo e Sud afri­ca­no si è sta­bi­li­ta una fra­gi­le tre­gua dopo anni in cui il geno­ci­dio dei cri­stia­ni e degli ani­mi­sti del Sud ha rag­giun­to la cifra di due milio­ni e mez­zo di mor­ti. Attualmente i Janjaweed di Al Bashir (capo del gover­no del Nord) sono impe­gna­ti a ster­mi­na­re la popo­la­zio­ne nera, in mag­gio­ran­za musul­ma­na, del Darfur, dove i mor­ti han­no rag­giun­to una cifra tra i 200mila e i 400mila. Non è in atto solo uno ster­mi­nio reli­gio­so ma anche etni­co, in quan­to gli ara­bi del Nord stan­no ster­mi­nan­do la popo­la­zio­ne nera. Nonostante i pale­si inte­res­si eco­no­mi­ci del gover­no di Al Bashir, la stra­ge assu­me carat­te­ri reli­gio­si mol­to inquie­tan­ti: si pen­si che per gli apo­sta­ti dell’Islam è pre­vi­sta la cro­ci­fis­sio­ne. Chi non si con­ver­te all’Islam non rice­ve vive­ri (che nel 2001 l’Onu dava al gover­no del Nord), tut­ti devo­no diven­ta­re ara­bi nel­la lin­gua e nel­la cul­tu­ra, così come isla­mi­ci quan­to alla reli­gio­ne, oppu­re ven­go­no ridot­ti in schia­vi­tù, ucci­si o esiliati.

Le ragio­ni eco­no­mi­che che si cela­no die­tro il geno­ci­dio van­no al di là dei con­fi­ni del­lo Stato afri­ca­no: la Cina è mol­to inte­res­sa­ta alle mate­rie pri­me suda­ne­si. La stes­sa Cina e la Russia han­no chie­sto alla Corte Costituzionale dell’Onu di inter­rom­pe­re il pro­ces­so con­tro Al Bashir per cri­mi­ni di guer­ra e con­tro l’umanità, così come due com­pa­gnie petro­li­fe­re una cana­de­se e una cine­se han­no a lun­go finan­zia­to il gover­no di Khartoum. L’opinione pub­bli­ca mon­dia­le non può con­ti­nua­re a igno­ra­re il disa­stro uma­ni­ta­rio cen­troa­fri­ca­no, nè la per­se­cu­zio­ne reli­gio­sa in atto. Le denun­ce non si pos­so­no fer­ma­re a spo­ra­di­che noti­zie, al con­tra­rio sareb­be neces­sa­rio un inter­ven­to inter­na­zio­na­le più riso­lu­ti­vo rispet­to ai timi­di ten­ta­ti­vi fin’ora svol­ti (limi­ta­ti per lo più a ope­ra­zio­ni di “pea­ce-kee­ping”).

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