Il passato che ritorna

Edoardo Iacono,

Roman PolanskiNessuno vor­reb­be ave­re pro­ble­mi con la giu­sti­zia negli Stati Uniti. Lì le accu­se e i rea­ti  non cado­no in pre­scri­zio­ne. Poco impor­ta se la per­so­na in que­stio­ne sia un genio indi­scus­so del pano­ra­ma cine­ma­to­gra­fi­co inter­na­zio­na­le. Lì non si pro­po­ne di riser­va­re l’immunità giu­di­zia­ra per le cari­che più alte del­lo Stato, figu­ria­mo­ci per un cinea­sta. E così, a 32 anni di distan­za, tor­na­no minac­cio­si quei fan­ta­smi che il regi­sta fran­co-polac­co Roman Polaski pen­sa­va ormai di aver scac­cia­to. Era il 1977, anno del­lo scan­da­lo: Polanski ven­ne accu­sa­to di aver dro­ga­to e in segui­to abu­sa­to di una ragaz­zi­na di 13 anni. Pur ammet­ten­do la pro­pria col­pe­vo­lez­za, egli affer­mò che la ragaz­za era sta­ta con­sen­zien­te e che il rap­por­to fos­se sta­to favo­ri­to dal­la stes­sa madre al fine di pro­muo­ve­re la car­rie­ra del­la figlia nel mon­do cine­ma­to­gra­fi­co. Il cosid­det­to “casting couch”. Dopo aver pas­sa­to 42 gior­ni nel car­ce­re di Chino (California) per il perio­do di valu­ta­zio­ne Polanski, temen­do la reclu­sio­ne in car­ce­re, si rifu­giò in Europa. Da allo­ra ha sem­pre vis­su­to tra Polonia e Francia evi­tan­do accu­ra­ta­men­te di tor­na­re negli Stati Uniti.

Samantha GeimerIl 26 set­tem­bre 2009, in segui­to al man­da­to inter­na­zio­na­le emes­so dagli Usa, Polanski è sta­to fer­ma­to dal­la poli­zia ele­ve­ti­ca a Zurigo, pro­prio dove avreb­be dovu­to rice­ve­re un pre­mio cine­ma­to­gra­fi­co. Subito sono fioc­ca­te le pole­mi­che con­tro l’arresto. La peti­zio­ne, fir­ma­ta da alcu­ni nomi auto­re­vo­li del mon­do del cine­ma, affer­ma che «è inam­mis­si­bi­le ser­vir­si di un even­to cul­tu­ra­le a carat­te­re inter­na­zio­na­le per arrestarlo».

È giu­sto che a più di 30 anni dall’incidente un uomo di 76 anni, che non costi­tui­sce alcun peri­co­lo per la socie­tà e la cui arte e repu­ta­zio­ne sono chia­ra­men­te visi­bi­li, deb­ba scon­ta­re la pena? È giu­sto con­dan­nar­lo nono­stan­te abbia otte­nu­to ormai il per­do­no del­la vit­ti­ma? Al di là del­le legi­sla­zio­ni vigen­ti in cia­scun Paese, si può dire che la rispo­sta dipen­da in buo­na par­te dall’idea che cia­scu­no ha di giu­sti­zia. I più radi­ca­li pro­ba­bil­men­te non con­si­de­re­ran­no vali­da alcun tipo di atte­nuan­te e, nono­stan­te il tem­po tra­scor­so, soster­ran­no la neces­si­tà di fare scon­ta­re la pena “tout court”. Posizioni più mode­ra­te e per così dire sen­si­bi­li, potreb­be­ro inve­ce tener con­to anche del­la tra­va­glia­ta bio­gra­fia del regi­sta. Vero è che alla luce dei fat­ti è sta­ta com­mes­sa una vio­len­za ses­sua­le su una ragaz­za mino­re di 14 anni e il col­pe­vo­le non ha mai scon­ta­to la sua pena, sot­traen­do­si alle pro­prie respon­sa­bi­li­tà. Al di là del­la posi­zio­ne adot­ta­ta da cia­scu­no, ci sono mol­ti ele­men­ti su cui riflettere.

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