Il metro della storia

Andrea Lugoboni,

Mani che parlanoLa scuo­la rima­ne al cen­tro del­le pole­mi­che. Questo inver­no la depu­ta­ta del Pdl Gabriella Carlucci è arri­va­ta a pro­por­re una com­mis­sio­ne d’inchiesta per veri­fi­ca­re l’obiettività dei libri sco­la­sti­ci. I moti­vi non sono nuo­vi: «Con la cadu­ta del muro di Berlino e con la fine dell’ideologia comu­ni­sta in Italia, i ten­ta­ti­vi sub­do­li di indot­tri­na­men­to si raf­for­za­no, sca­glian­do­si non solo con­tro gli atto­ri del­la sto­ria che han­no com­bat­tu­to l’avanzata del comu­ni­smo, ma anche con­tro la par­te poli­ti­ca che oggi è anta­go­ni­sta alla sinistra».

La situa­zio­ne sem­bre­reb­be mol­to gra­ve. Le nuo­ve gene­ra­zio­ni sareb­be­ro tra­via­te da luo­ghi comu­ni di matri­ce mar­xi­sta. Siamo anda­ti quin­di a chie­de­re un pare­re a due esper­ti: i due sto­ri­ci con­tem­po­ra­nei­sti Agostino Giovagnoli (Università Cattolica di Milano) e Ernesto Galli del­la Loggia (Università di Perugia).

Quest’ultimo non ha mez­ze misu­re: «C’è una leg­ge del par­la­men­to ita­lia­no che defi­ni­sce cos’è l’obiettività per la Rivoluzione fran­ce­se, per la pri­ma guer­ra mon­dia­le, per la Resistenza? I “libri di Stato” li fa sol­tan­to un Paese o total­men­te com­pat­to, come la Svizzera degli anni ’30, oppu­re una nazio­ne auto­ri­ta­ria domi­na­ta da par­ti­to unico».

Gli fa eco Giovagnoli: «La poli­ti­ca non ha per defi­ni­zio­ne gli stru­men­ti per inter­ve­ni­re, in quan­to non ha inte­res­se ad affer­ma­re l’onestà intel­let­tua­le, la scien­ti­fi­ci­tà, la cri­ti­ci­tà dell’indagine sto­ri­ca. La poli­ti­ca pun­ta piut­to­sto ad affer­ma­re la veri­tà poli­ti­ca, che è legit­ti­ma ma anche mol­to rela­ti­va al gio­co di for­ze e agli equi­li­bri di potere».

Storia

Se una pro­po­sta del gene­re è «da cesti­no diret­to» (sec­ca boc­cia­tu­ra anche del­la Società ita­lia­na per lo stu­dio del­la sto­ria con­tem­po­ra­nea), la pole­mi­ca del­la “scuo­la di par­ti­to” è mol­to cara al cen­tro-destra e non solo. Ma ha un fon­da­men­to? Una pre­mes­sa è d’obbligo: non esi­ste un metro per misu­ra­re la veri­tà sto­ri­ca, che non è mate­ma­ti­ca, ma lascia spa­zio a mol­te opi­nio­ni. Per quan­to riguar­da i manua­li di sto­ria, Giovagnoli sem­bra smon­ta­re l’accusa: «Gli auto­ri dei testi attual­men­te in cir­co­la­zio­ne sono mol­to più obiet­ti­vi di chi li scri­ve­va in pas­sa­to. Denunce simi­le riec­cheg­gia­no dei luo­ghi comu­ni, ma non nasco­no da un’analisi appro­fon­di­ta dei testi. Si trat­ta piut­to­sto di valu­ta­zio­ni ispi­ra­te da inte­res­si poli­ti­ci che poco han­no a che fare con la pre­oc­cu­pa­zio­ne per l’educazione dei giovani».

Galli del­la Loggia ammet­te un cer­to pre­do­mi­nio cul­tu­ra­le del­la sini­stra, ma spie­ga: «Siccome nel­la cul­tu­ra sto­ri­ca – e non solo nel nostro Paese – è mol­to più influen­te il pun­to di vista del­la sini­stra di quel­lo del­la  destra, è ine­vi­ta­bi­le che nei manua­li si riflet­ta­no mag­gior­men­te tali posi­zio­ni. Lo stes­so vale per le tra­smis­sio­ni tele­vi­si­ve, per i film, le bar­zel­let­te e per tut­to ciò che con­cer­ne il discor­so pub­bli­co ita­lia­no». In ogni caso la stra­da da per­cor­re­re è un’altra: «Questa discus­sio­ne sui manua­li è la pate­ti­ca scap­pa­to­ia con cui la destra cer­ca di ovvia­re al suo mino­ri­ta­ri­smo cul­tu­ra­le, al fat­to che non rie­sce da cinquant’anni a espri­me­re un pun­to di vista cul­tu­ra­le com­pe­ti­ti­vo con quel­lo del­la sini­stra. Non riu­scen­do­ci, pen­sa di poter­lo impor­re attra­ver­so il par­la­men­to, facen­do vota­re l’oggettività sto­ri­ca dal­la mag­gio­ran­za di cen­tro-destra. Una scioc­chez­za. Queste cose si risol­vo­no con gli stru­men­ti del­la cul­tu­ra, cioè scri­ven­do libri, espri­men­do opi­nio­ni diverse».

Per con­clu­de­re anche Giovagnoli ha una paro­la al pro­po­si­to: «La poli­ti­ca dovreb­be inte­res­sar­si a crea­re del­le con­di­zio­ni per cui la ricer­ca scien­ti­fi­ca, il dibat­ti­to cul­tu­ra­le, l’approfondimento peda­go­gi­co e le que­stio­ni del­la didat­ti­ca ven­ga­no affron­ta­ti  libe­ra­men­te, in modo tale che pre­val­ga­no le solu­zio­ni miglio­ri rispet­to al fine che ci si pro­po­ne, che è quel­lo di edu­ca­re i gio­va­ni a una cono­scen­za cor­ret­ta one­sta e utile».

Ma così si fini­sce per par­la­re di finan­zia­men­ti a ricer­ca e scuo­le supe­rio­ri. Di cer­to un altro paio di maniche…

 

I commenti sono chiusi.