Siamo d’accordo: è difficile abbandonare i vecchi metodi. Ci si abitua, ci si affeziona… ma non è un bene fossilizzarsi. Accettiamo lo sfasamento iniziale dovuto all’introduzione di nuove regole, ma il risultato finale dovrebbe essere l’adeguamento. Per quanto riguarda il campo della medicina in Italia, ci sono sicuramente delle lacune. Due semplici esempi: gli immigrati irregolari e le certificazioni online.
A proposito della prima questione, c’è ancora scompiglio tra gli istituti ospedalieri su come trattare la materia. È risaputo che gli irregolari non possono prendere appuntamento col medico, potendo quindi contare solo sulle cure dispensate dal pronto soccorso. Eppure avrebbero diritto anche alle cure secondarie: per legge gli ospedali devono fornire il tesserino Stp (acronimo di straniero temporaneamente presente) a chiunque lo richieda, previa compilazione di un’autocertificazione dello stato d’indigenza.
In questo modo gli extracomunitari possono ricevere il codice con le impegnative per la visita. Nella realtà invece vengono respinti da molti ospedali, che rifiutano di dare l’Stp oppure lo forniscono senza impegnativa, il che lo rende inutile. Il Naga, un’associazione di volontari che offre assistenza socio sanitaria a tutti, ha svolto un’indagine sulla (non) applicazione della normativa per gli irregolari a Milano e punta il dito in particolare contro l’Ospedale San Raffaele e contro il Centro traumatologico ortopedico. Per migliorare la situazione basterebbero uniformità di prassi in tutti gli istituti ospedalieri e un medico di base per gli stranieri pagato dal ministero degli Interni e dalla Regione, così da non pesare sulle casse delle cliniche.
Per le certificazioni online invece è la tecnologia a dettar legge: dal 1 febbraio è scattato l’obbligo per tutti i medici d’inviare via computer il certificato di malattia direttamente all’Inps. I camici bianchi rischiano pesanti sanzioni in caso d’inadempienza. Il decreto è entrato in vigore nel 2009 per iniziativa del ministro Brunetta e ha gettato la categoria in subbuglio: i problemi riguardano il malfunzionamento della piattaforma Inps e dei call center; ma innanzitutto aleggia il rischio di dedicare meno attenzioni agli indigenti perché impegnati in pratiche burocratiche. D’altra parte il vantaggio della via telematica – disguidi permettendo – è l’immediatezza: prima dell’introduzione della norma, il malato aveva 48 ore di tempo per consegnare il certificato e i “furbetti” ne avrebbero potuto approfittare.
Gli esempi sopracitati riguardano sostanzialmente ritardi e negligenze della burocrazia; ma la fossilizzazione in generale, soprattutto nelle materie scientifiche che richiedono continuo aggiornamento, dev’essere un campanello d’allarme.