Global mafia

Orlando Vuono,

Gangster mafiaLa mafia non esi­ste? È un pro­ble­ma che riguar­da solo l’Italia, o peg­gio anco­ra, solo il Sud?

Provate a dir­lo ai cit­ta­di­ni di Stirling, cit­ta­di­na austra­lia­na di 200.000 ani­me. Dal 1996 al 2005 il loro sin­da­co è sta­to Toni Vallelonga: oggi su di lui pen­de un man­da­to inter­na­zio­na­le di cat­tu­ra. E non è il solo. L’operazione Crimine 2 riguar­da infat­ti una cin­quan­ti­na di per­so­ne, tut­te affi­lia­te alla ‘Ndrangheta.

La noti­zia è degna di nota per­ché pale­sa le impres­sio­nan­ti rami­fi­ca­zio­ni dell’organizzazione cri­mi­na­le fuo­ri dall’Italia: gli inda­ga­ti vivo­no infat­ti in Australia, in Canada, in Germania. In real­tà non c’è nul­la di nuo­vo. Queste con­ta­mi­na­zio­ni all’estero era­no sta­te già accer­ta­te ripetutamente.

Prendiamo il caso dell’Australia. Sappiamo che gli ‘ndran­ghe­ti­sti la rag­giun­se­ro già nel perio­do fasci­sta. Con i gua­da­gni dei seque­stri pote­va­no dar­si alla col­ti­va­zio­ne di mari­jua­na. Tra il 1928 e il 1940 ci furo­no ben die­ci omi­ci­di: si sta­va­no con­ten­den­do il con­trol­lo dei mer­ca­ti orto­frut­ti­co­li. Negli anni Settanta comin­cia­ro­no poi a far­si nota­re con i rea­ti tipi­ci di un’associazione mafio­sa: estor­sio­ne, usu­ra, pro­sti­tu­zio­ne, gio­co d’azzardo, traf­fi­co di stu­pe­fa­cen­ti e di armi. L’episodio for­se più cla­mo­ro­so fu l’assassinio di Colin Winchester, il 10 gen­na­io 1989 a Canberra: le inda­gi­ni del vice­ca­po del­la poli­zia fede­ra­le sui ter­re­ni acqui­sta­ti con i gua­da­gni dei rapi­men­ti lom­bar­di non furo­no affat­to gra­di­te dai boss.

Potremmo par­la­re anche del Canada e del­la Germania. Ma quel­lo che ci pre­me sot­to­li­nea­re è che la ‘Ndrangheta ha ampia­men­te dimo­stra­to di esse­re «l’unica vera mafia glo­ba­liz­za­ta in quan­to ha sapu­to ripro­dur­re in ogni ango­lo del mon­do il mede­si­mo modu­lo orga­niz­za­ti­vo dei luo­ghi d’origine (da “Fratelli di san­gue”, di Nicola Gratteri e Antonio Nicaso)».

Ciò che desta più allar­me è che, nono­stan­te si cono­sca il feno­me­no, non ven­ga­no pre­se le misu­re neces­sa­rie per argi­nar­lo. Molti degli Stati in cui la ‘Ndrangheta è pre­sen­te non han­no nean­che una legi­sla­zio­ne anti­ma­fia; in alcu­ni non esi­ste nem­me­no una leg­ge sull’associazione a delin­que­re di stam­po mafio­so. In Germania per esem­pio, oltre a man­ca­re que­sta leg­ge fon­da­men­ta­le, ci sono limi­ti trop­po strin­gen­ti per le intercettazioni.

Risulta dun­que impel­len­te, data la gra­vi­tà del feno­me­no, un impe­gno dei Paesi coin­vol­ti (tut­ta l’Europa, il Canada, l’Australia e l’America Latina) diret­to a crea­re una legi­sla­zio­ne anti­ma­fia degna di tale nome. È poi fon­da­men­ta­le che si attui una con­for­miz­za­zio­ne nor­ma­ti­va, soprat­tut­to in Europa, uti­le a supe­ra­re le dif­fe­ren­ze sta­ta­li e a fre­na­re le atti­vi­tà di riciclaggio.

I commenti sono chiusi.