Un calcio al sistema

Lorenzo Ghilardi,

Corsa alla bancaPer gli appas­sio­na­ti del foot­ball il suo nome è leg­gen­da: Eric Cantona. I suoi goal era­no stre­pi­to­si, le sue gio­ca­te magi­che, i suoi nume­ri sen­sa­zio­na­li. Il ragaz­zo di Marsiglia però è rima­sto negli anna­li del cal­cio soprat­tut­to per altro: le ris­se, le dichia­ra­zio­ni acce­se, i liti­gi con i com­pa­gni, con gli alle­na­to­ri, con i dirigenti.

I cal­cio­fi­li sicu­ra­men­te ricor­da­no il col­po da Kung-fu sfer­ra­to a un sup­por­ter del Crystal Palace, reo di aver­lo insul­ta­to, che gli costò ben nove mesi di squa­li­fi­ca dai cam­pi da gio­co. Eric non è un cal­cia­to­re comu­ne: a soli trent’anni appen­de gli scar­pi­ni al chio­do, ini­zia una nuo­va vita. Si dedi­ca alla pit­tu­ra, alla musi­ca e soprat­tut­to al cine­ma; è regi­sta e atto­re, anche con mae­stri del cali­bro di Ken Loach. La sua è un’esistenza fat­ta di pro­vo­ca­zio­ni, è una vita contro.

Qualcuno lo chia­ma addi­rit­tu­ra “capo­po­po­lo”, defi­ni­zio­ne che pro­ba­bil­men­te gli cal­za a pen­nel­lo, stan­do alla sua ulti­ma tro­va­ta. Intervistato dal­la tele­vi­sio­ne fran­ce­se, Eric affer­ma: «la rivo­lu­zio­ne oggi è mol­to sem­pli­ce da fare: il siste­ma gira intor­no alle ban­che, si fon­da sul pote­re del­le ban­che; quin­di deve esse­re distrut­to par­ten­do pro­prio da que­ste. I tre milio­ni di per­so­ne che sono in stra­da a mani­fe­sta­re (con­tro la rifor­ma del­le pen­sio­ni in Francia, ndr) riti­ra­no tut­ti i loro sol­di dal­le ban­che e que­ste crol­la­no. Così sì c’è una vera minac­cia. In ban­ca: ecco come si fa oggi la rivo­lu­zio­ne. Anziché mani­fe­sta­re in stra­da, si va alla ban­ca, si riti­ra­no tut­ti i sol­di e il siste­ma crol­la. Nessun’arma, nien­te san­gue, nul­la del gene­re. Non è dif­fi­ci­le. Allora sì che sare­mo ascoltati».

Bank run: di que­sto par­la l’ex cal­cia­to­re. È un feno­me­no avve­nu­to spes­so nel­la sto­ria del ‘900: i cit­ta­di­ni, per pau­ra che la ban­ca non potes­se resti­tui­re i pre­sti­ti, l’hanno pre­sa d’assalto e ne han­no cau­sa­to il fal­li­men­to. Gli isti­tu­ti ban­ca­ri infat­ti non han­no a dispo­si­zio­ne tut­to il dena­ro che incas­sa­no dai depo­si­ti: per leg­ge sono obbli­ga­ti a trat­te­ne­re sola­men­te il 2%, la cosid­det­ta riser­va obbli­ga­to­ria; il resto lo pos­so­no impie­ga­re in pre­sti­ti, ope­ra­zio­ni finan­zia­rie o come meglio cre­do­no. Se tut­ti i cor­ren­ti­sti si reca­no alla ban­ca e chie­do­no di riti­ra­re i pro­pri sol­di met­to­no in cri­si la ban­ca, che non può rispon­de­re a tut­te le richie­ste. Fenomeni di que­sto tipo sono avve­nu­ti varie vol­te: solo negli ulti­mi 10 anni si sono veri­fi­ca­ti cin­que casi (il più famo­so quel­lo che ha coin­vol­to l’inglese Northern Rock).

Corsa in bancaSolitamente il bank run è un feno­me­no invo­lon­ta­rio, cau­sa­to dal pani­co dei rispar­mia­to­ri. Questa vol­ta no, Cantona l’ha tra­sfor­ma­to in un’iniziativa di pro­te­sta poten­zial­men­te rivo­lu­zio­na­ria: l’ha annun­cia­to pub­bli­ca­men­te, ne è diven­ta­to il por­ta­ban­die­ra e ha reclu­ta­to vari col­la­bo­ra­to­ri per poter rea­liz­za­re “la cor­sa alla ban­ca”. È sta­to aper­to il sito www.bankrun2010.com (tra­dot­to in set­te lin­gue), sono sta­ti crea­ti deci­ne di grup­pi Facebook, sono sta­ti con­tat­ta­ti i mass-media di tut­to il mon­do per pub­bli­ciz­za­re l’iniziativa.

Le rea­zio­ni ovvia­men­te sono sta­te le più con­tra­stan­ti: entu­sia­sti, scet­ti­ci, indif­fe­ren­ti, con­tra­ri. Cantona ha avu­to l’appoggio di vari grup­pi di con­su­ma­to­ri che lot­ta­no per un siste­ma ban­ca­rio più equo e soli­da­le; ma è sta­to anche ber­sa­glio del­le acce­se cri­ti­che di eco­no­mi­sti e lea­der poli­ti­ci. Per esem­pio Jean-Claude Junker, pre­si­den­te dell’Eurogruppo, ha defi­ni­to l’appello dell’ex cal­cia­to­re «irre­spon­sa­bi­le in un momen­to di dif­fi­col­tà eco­no­mi­ca come questo».

Sicuramente la pro­po­sta di Cantona è pro­vo­ca­to­ria e uto­pi­sti­ca, for­se irre­spon­sa­bi­le e se rea­liz­za­ta pro­ba­bil­men­te dan­no­sa per il tipo di eco­no­mia nel­la qua­le vivia­mo. Il siste­ma ban­ca­rio mon­dia­le è mol­to com­ples­so e si reg­ge su equi­li­bri sot­ti­li. Esistono mec­ca­ni­smi di sal­va­guar­dia (assi­cu­ra­zio­ni e garan­zie) per que­ste situa­zio­ni, ma tal­vol­ta pos­so­no fini­re per dan­neg­gia­re pro­prio il sin­go­lo cit­ta­di­no (se lo Stato nazio­na­liz­za o finan­zia la ban­ca in cri­si, spen­de dei nostri soldi).

All’iniziativa han­no ade­ri­to, in con­cre­to, poche cen­ti­na­ia di per­so­ne. Proviamo però a imma­gi­na­re se, inve­ce che da Cantona, fos­se sta­ta lan­cia­ta da Barak Obama. Se aves­se­ro par­te­ci­pa­to milio­ni e milio­ni di uomi­ni, don­ne, stu­den­ti, lavo­ra­to­ri e pen­sio­na­ti in tut­to il mon­do. Gli effet­ti avreb­be­ro potu­to esse­re dif­fe­ren­ti? Realmente rivo­lu­zio­na­ri? «Non v’è Rivoluzione sen­za furo­re popo­la­re».

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