From West with love?

Enrico Labriola,

AfricaMega con­cer­ti. Raccolte di milio­ni di dol­la­ri. Star hol­ly­woo­dia­ne e poli­ti­ci euro­pei. Ultimamente aiu­ta­re l’Africa è diven­ta­to più popo­la­re dell’Africa stes­sa. Pochi però di quel­li che pre­sta­no la fac­cia alle cam­pa­gne d’informazione per aiu­ta­re il con­ti­nen­te nero lo cono­sco­no davvero.

Qualcuno si è mai chie­sto come mai anni e anni di aiu­ti allo svi­lup­po abbia­no pro­dot­to tale sce­na­rio di pover­tà e caos? Quello che fac­cia­mo per cam­bia­re la situa­zio­ne in Africa ha anco­ra senso?

Nel suo recen­te e discus­so libro, “La cari­tà che ucci­de”, l’economista del­lo Zambia – Dambisa Moyo – sostie­ne che gli aiu­ti inter­na­zio­na­li abbia­no pre­ci­pi­ta­to l’Africa in una spi­ra­le di cor­ru­zio­ne, guer­re e ulte­rio­ri aiu­ti che rischia di met­te­re un’ipoteca sul­lo svi­lup­po futu­ro del con­ti­nen­te. «Gli aiu­ti crea­no dipen­den­za e impe­di­sco­no di libe­ra­re le ener­gie eco­no­mi­che, distor­cen­do i com­por­ta­men­ti dei gover­ni e dei pri­va­ti» sostie­ne la Moyo. Una tesi pro­vo­ca­to­ria, che sta facen­do discu­te­re e che non andreb­be liqui­da­ta a priori.

L’intervento ester­no è neces­sa­rio, soprat­tut­to per­ché dà spe­ran­za a una popo­la­zio­ne dispe­ra­ta. Bisogna però ammet­te­re che solo una par­te del dena­ro è desti­na­ta a tali pro­get­ti: in altri casi si sot­to­va­lu­ta l’impatto che gli aiu­ti este­ri han­no sull’economia e sul­la socie­tà locale.

In Paesi come l’Uganda, dove il san­gue del­la dit­ta­tu­ra di Amin Dada si è solo da poco rap­pre­so, gli aiu­ti rap­pre­sen­ta­no il 13.3% del Pil: una valan­ga di dena­ro, suf­fi­cien­te a risol­le­va­re l’economia in poco tem­po. Ma se ad esem­pio una Ong distri­bui­sce gra­tui­ta­men­te reti anti-mala­ria, di fat­to distrug­ge il mer­ca­to dei pro­dut­to­ri loca­li e crea disoc­cu­pa­zio­ne, con l’effetto per­ver­so che quan­do le reti si rom­pe­ran­no, le zan­za­re saran­no sem­pre lì e nes­sun afri­ca­no inve­sti­rà più i suoi sol­di per pro­dur­re nuo­ve reti, ren­den­do così indi­spen­sa­bi­le l’invio di nuo­ve mer­ci dall’occidente.

Contadini africaniUn altro esem­pio: fino a qual­che anno fa la distri­bu­zio­ne di ali­men­ti pro­ve­nien­ti dai Paesi ric­chi crea­va una con­cor­ren­za slea­le per mol­ti agri­col­to­ri dell’Uganda. È vero che gli aiu­ti arri­va­va­no a per­so­ne che non avreb­be­ro potu­to acqui­sta­re nul­la, ma con­tem­po­ra­nea­men­te tale dena­ro (nomi­nal­men­te desti­na­to all’Africa) tor­na­va in occi­den­te, lascian­do i pro­dut­to­ri loca­li a mani vuo­te e ali­men­tan­do nuo­vi aiu­ti per l’anno suc­ces­si­vo. Per non par­la­re poi del­le con­di­zio­ni para­dos­sa­li di cui bene­fi­cia­no i ric­chi agri­col­to­ri euro­pei o ame­ri­ca­ni, che godo­no di enor­mi sus­si­di e di dazi doga­na­li che li pro­teg­go­no dal­le impor­ta­zio­ni dal con­ti­nen­te nero. In pra­ti­ca: spen­dia­mo per sal­va­re gli agri­col­to­ri afri­ca­ni dall’indigenza a cui li costrin­go­no i sol­di dati agli agri­col­to­ri nostra­ni per resta­re sul mer­ca­to. Con la con­se­guen­za che spen­dia­mo due vol­te e non abbia­mo uno strac­cio di mer­ca­to loca­le in Africa. Molti capi di gover­no da un lato rac­col­go­no voti facen­do cam­pa­gne per aiu­ta­re l’Africa, dall’altro blan­di­sco­no gli agri­col­to­ri con la pro­mes­sa di soste­ne­re i sus­si­di. Un gio­co spor­co, che deve finire.

Il dena­ro dei Paesi ric­chi può cam­bia­re la situa­zio­ne, ma è il modo in cui vie­ne spe­so che fa la dif­fe­ren­za. Troppe per­so­ne si illu­do­no che gli aiu­ti inter­na­zio­na­li sia­no sino­ni­mo di svi­lup­po, o vice­ver­sa, che sen­za que­sti l’Africa sareb­be per­du­ta. La real­tà è mol­to più com­ples­sa. Chi si occu­pa di svi­lup­po sul cam­po toc­ca quo­ti­dia­na­men­te con mano le con­trad­di­zio­ni di model­li di svi­lup­po impor­ta­ti o deci­si altro­ve. Spesso la miglio­re rispo­sta è dare diret­ta­men­te agli afri­ca­ni gli stru­men­ti e le infor­ma­zio­ni per deci­de­re sul loro futuro.

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