Ancora una (ri)volta?

Tommaso Meani,

Studenti manifestazioneNelle ter­re austra­lia­ne dove mi tro­vo mi giun­ge una nuo­va: il liceo scien­ti­fi­co Volta di Milano (la mia ex scuo­la) è sta­to occu­pa­to. Quest’anno non sono più par­te del­la real­tà stu­den­te­sca e for­se pos­so pro­va­re ad ana­liz­za­re la situa­zio­ne con più distac­co. La doman­da è sem­pre la stes­sa: ha sen­so occu­pa­re una scuo­la all’alba del 2011?

Questa for­ma di pro­te­sta nasce alla fine degli anni ’60 in un con­te­sto socia­le mol­to diver­so da quel­lo attua­le. Occupare signi­fi­ca­va anda­re con­tro la leg­ge e rinun­cia­re tem­po­ra­nea­men­te alla pro­pria istru­zio­ne – in un perio­do in cui l’educazione uni­ver­si­ta­ria non era anco­ra un dirit­to este­so a tut­ti – per otte­ne­re qual­co­sa di meglio: mag­gio­re acces­so all’istruzione, più fon­di, etc… Era una pro­te­sta cul­tu­ra­le: un con­flit­to tra una gene­ra­zio­ne vec­chia e bigot­ta che nascon­de­va i pro­pri vizi tra le mura dome­sti­che e ado­le­scen­ti spae­sa­ti alla ricer­ca di nuo­vi ideali.

Ora dove sia­mo? La rivo­lu­zio­ne del 1968 ha garan­ti­to dei pas­si avan­ti nell’ambito del­la liber­tà per­so­na­le e di opi­nio­ne, oltre a qual­che mag­gio­re dirit­to sul lavo­ro. Ha fal­li­to tut­ta­via il suo tra­guar­do più alto, cioè la crea­zio­ne di un nuo­vo siste­ma eco­no­mi­co-socia­le. I pro­po­si­ti di ugua­glian­za e di rina­sci­ta che sogna­va­no i ses­san­tot­ti­ni sono spes­so anda­ti – anche let­te­ral­men­te – in fumo. Al pun­to che la pro­te­sta attua­le si ridu­ce spes­so a qual­che spi­nel­lo e mani­fe­sta­zio­ne in piaz­za; men­tre le scel­te poli­ti­che sono anco­ra gesti­te da for­ti grup­pi d’interesse.

PsichedelicoChe sen­so ha quin­di occu­pa­re nel 2010? Se un tem­po un gesto del gene­re ave­va una coe­ren­za e un sen­so logi­co, oggi per­de com­ple­ta­men­te le sue fun­zio­ni. Punto pri­mo: obiet­ti­vo di una pro­te­sta è cau­sa­re disa­gio, per con­cen­tra­re l’attenzione pub­bli­ca su un tema e cer­ca­re di otte­ne­re un cam­bia­men­to. Causare disa­gio a chi? A colui con­tro il qua­le si sta pro­te­stan­do, in que­sto caso il mini­ste­ro dell’Istruzione. Il gover­no tut­ta­via – che sta taglian­do fon­di alla scuo­la e por­tan­do avan­ti una poli­ti­ca che mina le fon­da­men­ta stes­se del­la cul­tu­ra – non sarà mini­ma­men­te leso dall’interruzione dell’attività didat­ti­ca in qual­che scuo­la. Un tem­po sareb­be anche potu­to esser­lo; non oggi.

Secondo: è parec­chio ipo­cri­ta pro­te­sta­re per il dirit­to allo stu­dio rinun­cian­do ad esso e impe­den­do a chi vuo­le usu­fruir­ne di far­lo libe­ra­men­te. L’occupazione è ille­ga­le e impe­di­re a una par­te del­la scuo­la di stu­dia­re non è coe­ren­te da par­te di chi si pro­fes­sa por­ta­to­re di idee demo­cra­ti­che. Infine il fat­to che la scuo­la sia sem­pre mez­za vuo­ta e si fer­mi­no meno di un cen­ti­na­io di per­so­ne a dor­mi­re nell’edificio “occu­pa­to”, che non vi sia­no assem­blee  o alcun tipo di atti­vi­tà ren­de dav­ve­ro dub­bia la cre­di­bi­li­tà degli orga­niz­za­to­ri, che infat­ti desi­sto­no dal­la pro­te­sta dopo pochi gior­ni lascian­do sul­le lab­bra di tut­ti la doman­da “ma vole­va­no sal­ta­re solo qual­che gior­no di scuo­la o cosa?”.

Mani colorateProtestare è giu­sto, sono il pri­mo a con­si­de­ra­re inde­cen­te l’operato di que­sto gover­no in mate­ria d’istruzione (anche se cer­ta­men­te non in con­tro­ten­den­za rispet­to agli anni pas­sa­ti). Nel 2010 però esi­sto­no meto­di diver­si per por­ta­re avan­ti le pro­prie lot­te e la sto­ria stes­sa ce ne ha inse­gna­ti di miglio­ri. Non ha sen­so emu­la­re le stes­se pro­te­ste da 40 anni. Lo sot­to­li­neo, 40 anni. L’unico moti­vo per cui l’occupazione può esse­re con­si­de­ra­ta effi­ca­ce è che i gior­na­li, caval­can­do il mito ses­san­tot­ti­no, dif­fon­do­no subi­to arti­co­li per il loro pub­bli­co di vec­chi roman­ti­ci. Ma se è que­sta l’unica ambi­zio­ne, in una socie­tà dove tut­to è spet­ta­co­la­riz­za­to, baste­reb­be un qual­sia­si gesto ecla­tan­te per atti­ra­re l’attenzione dei media. Perché non imma­gi­na­re scio­pe­ri del­la fame col­let­ti­vi, oppu­re sit-in in Stazione Centrale a Milano? Ve li imma­gi­na­ti tut­ti gli stu­den­ti mila­ne­si a fare i com­pi­ti tra i bina­ri per una set­ti­ma­na, ral­len­tan­do tre­ni e per­so­ne? Oppure miglia­ia di mail che inta­sa­no i ser­ver del ministero…

Se l’intento è dav­ve­ro quel­lo di pro­te­sta­re e otte­ne­re qual­co­sa, ce la si può fare, anche in tem­pi dif­fi­ci­li come que­sti. Siamo gio­va­ni! Se non ven­go­no a noi le idee, a chi dovreb­be­ro veni­re? Impariamo a cre­de­re in noi stes­si, inve­ce di sco­piaz­za­re in malo modo da una socie­tà che non ha sapu­to rag­giun­ge­re i suoi idea­li. L’impressione gene­ra­le è che la gen­te non sia più capa­ce di incaz­zar­si dav­ve­ro e che le basti “fare qual­co­sa”. Qualsiasi cosa, anche inu­ti­le e por­ta­ta avan­ti sen­za pen­sar­ci. Pur di dire “io non sono sta­to con le mani in mano”. È meglio non fare nul­la o fare qual­co­sa di inu­ti­le? Forse è meglio fare qual­co­sa di uti­le… voi che dite?

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