Westminster, la ghigliottina

Collaborazioni esterne,

Parliament HouseVenerdì 7 Maggio il Regno Unito si è sve­glia­to stra­ni­to, un poco sbi­got­ti­to. Nessun par­ti­to poli­ti­co ha otte­nu­to una mag­gio­ran­za sec­ca che gli con­sen­ta di gover­na­re da solo, come è qua­si sem­pre acca­du­to in que­sto Paese. L’incertezza sul­le sor­ti gover­na­ti­ve non ha però intac­ca­to la poten­za del­la demo­cra­zia bri­tan­ni­ca nel cac­cia­re i poli­ti­ci “fur­bet­ti”.

Andando a ispe­zio­na­re le impor­tan­ti teste puni­te in que­sta tor­na­ta elet­to­ra­le, si può vede­re cosa defi­ni­sca­no gli ingle­si per scan­da­lo finan­zia­rio. Il nome più noto a cade­re, ucci­so poli­ti­ca­men­te a furor di popo­lo, è sta­to quel­lo dell’ex mini­stro degli Interni Jacqui Smith, dimes­sa­si dall’home offi­ce per­chè il mari­to ave­va adde­bi­ta­to sul con­to del mini­ste­ro due film por­no duran­te un sog­gior­no in alber­go. All’epoca il mini­stro non solo non divor­ziò, ma si dimise.

Il sot­to­se­gre­ta­rio di Stato alle comu­ni­tà Shahid Malik era noto per aver adde­bi­ta­to sul con­to del mini­ste­ro l’anello di fidan­za­men­to, per una cifra di 8.000 ster­li­ne e un tele­vi­so­re al pla­sma per 2.100 ster­li­ne. Caduto sot­to la scu­re elettorale.

Il mini­stro del­la salu­te Ann Keen ha per­so il suo posto di par­la­men­ta­re dopo aver adde­bi­ta­to cir­ca 140.000 ster­li­ne in quat­tro anni al mini­ste­ro per lei e il mari­to. Dunque meno di 40.000 ster­li­ne l’anno.

Si potreb­be snoc­cio­la­re una serie infi­ni­ta di vol­ti illu­stri che non appa­ri­ran­no più sui ban­chi di Westminster, ma il pun­to sem­bra già chia­ro. Con tut­ti i difet­ti che que­sto Paese può ave­re, se sba­gli, paghi. Gli scan­da­li che sono sta­ti cita­ti non sem­bra­no poi gran cosa da un pun­to di vista ita­lia­no. Cosa sono 2.100 ster­li­ne per un tele­vi­so­re in con­fron­to a un appar­ta­men­to dinan­zi al Colosseo? Cosa sono 40.000 ster­li­ne l’anno in con­fron­to alla pre­sun­ta truf­fa ai dan­ni del­lo Stato del sena­to­re Ciarrapico? E anco­ra pen­sia­mo ai casi Antonveneta, agli appal­ti per il G8, ai milio­ni di pro­ces­si in cor­so, a destra e a sinistra.

Se i poli­ti­ci del Belpaese doves­se­ro dimet­ter­si quan­do col­ti “con le mani nel­la mar­mel­la­ta” o fron­teg­gia­re del­le ele­zio­ni dove si potes­se espri­me­re una pre­fe­ren­za espli­ci­ta per un can­di­da­to, nel Parlamento pro­ba­bil­men­te reste­reb­be­ro solo gli usce­ri e il bari­sta del­la bou­vet­te. Le cose non cam­bie­ran­no mai fin­chè la clas­se poli­ti­ca al pote­re non si pren­de­rà le pro­prie respon­sa­bi­li­tà e si sot­to­por­rà al voto.

L’Europa stan­ca­men­te avan­za sot­to il peso del­la cri­si eco­no­mi­ca. Francia, Spagna, Germania e Regno Unito mar­cia­no al rit­mo del con­sen­so popo­la­re. Al timo­ne dell’Italia si tro­va­no inve­ce can­di­da­ti mai elet­ti, nomi­na­ti dal par­ti­to, che se ne infi­schia­no di come van­no le cose sot­to il pon­te, nel­la sti­va, dove gli Italiani sgo­mi­ta­no qua­li cap­po­ni di Renzo.

Luca de’ Angelis

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