La campana è suonata: dalle recenti dichiarazioni del presidente del consiglio e dalle decisioni del governo si può ormai intuire con notevole lucidità cosa sta succedendo sullo scenario politico italiano. Siamo testimoni in questi mesi di uno scontro frontale tra i più violenti che la nostra democrazia abbia visto dal ’46 a oggi. L’esito di questo confronto senza esclusione di colpi deciderà gli equilibri dei prossimi anni e i giocatori in campo lo sanno bene, tanto da continuare ad alzare la posta in gioco. Gli schieramenti in campo sono da una parte il centro-destra e in particolare il capo del governo, Silvio Berlusconi, determinato a usare ogni arma in suo possesso per assicurarsi l’immunità dai procedimenti giudiziari; dall’altra un insieme trasversale di istituzioni (tra cui magistratura e Corte Costituzionale) che chiedono il regolare svolgimento del corso della giustizia secondo le regole vigenti.
È una battaglia storica tra potere esecutivo e giudiziario. Proviamo a ripercorrere gli episodi più recenti e a contestualizzarli.
Il ministro della giustizia, Alfano, vara un provvedimento (c.d. “Lodo Alfano”) che prevede l’immunità per le quattro più alte cariche dello Stato. La Corte Costituzionale, chiamata a valutarne la legittimità, boccia questa proposta dicendo che è in contrasto con l’art.3 della Costituzione («Tutti i cittadini…sono eguali davanti alla legge»). Il governo a questo punto decide di insistere, riscrivendo lo stesso provvedimento sotto forma di legge costituzionale, per garantire l’opponibilità alla Costituzione.
In caso qualcosa andasse storto, il centro-destra ha poi deciso di varare una riforma della giustizia che porterà al “processo breve”, grazie alla quale cadranno in prescrizione tutti i reati imputati al presidente del consiglio. Con la scusa di garantire la giusta durata del processo (principio sacrosanto), si propone una norma che rischia di invalidare migliaia di cause in corso (una delle più eclatanti è il caso Parmalat).
Tutto questo avviene in un periodo in cui il Paese è in difficoltà economiche e lo scudo fiscale garantirà agli evasori benestanti la possibilità di riportare i propri capitali neri in patria, pagando una piccola somma. Intanto la finanziaria non prevede nessun taglio a Irap e Irpef che possa aiutare la ripresa, alla faccia degli imprenditori onesti.
Anche i rapporti con il mondo cattolico vivono un momento delicato, dovuto alle divergenze sulle politiche per l’immigrazione e al fuoco incrociato della scorsa estate per il caso Boffo: per la prima volta nella storia italiana abbiamo assistito a una battaglia a colpi bassi tra il centro-destra e la Chiesa, culminata con le dimissioni del direttore dell’Avvenire per gli scandali pubblicati dal quotidiano di proprietà del premier.
In questa drammatica fase storico-politica c’è un enorme assente: il centro-sinistra. Il PD è un colossale punto di domanda (sarà un caso, anche le iniziali lo ricordano), un nulla cosmico. Chi vuole fare ricerca sui buchi neri e sull’antimateria potrebbe trovare del terreno fertile.
Per capire meglio gli avvenimenti dei prossimi mesi sarà utile tenere a mente che la fedeltà su cui può contare Berlusconi è basata più su calcoli opportunistici che su ideali condivisi. Tutti i suoi compagni di viaggio sanno bene che se la nave cola a picco i passeggeri vanno con lei.
Quale sarà l’esito è difficile a dirsi. La differenza fondamentale rispetto ad altri momenti di tensione, come gli anni di piombo, è che la partita oggi viene giocata (per fortuna) nelle aule e nelle commissioni parlamentari invece che nelle piazze, di fronte a un pubblico più assonnato che partecipe. Non lasciamoci però confondere, il livello è molto alto e la responsabilità sarà di tutti, spettatori inclusi.