Diritti al contrario

Alessandro Zanardi,

MagritteIn que­sti gior­ni vie­ne final­men­te affron­ta­ta in Italia una del­le mag­gio­ri pia­ghe che afflig­ge il nostro Paese: la fol­le dura­ta dei pro­ces­si. Gli attua­li tem­pi bibli­ci per arri­va­re a una sen­ten­za pro­vo­ca­no quo­ti­dia­na­men­te dei dan­ni incom­men­su­ra­bi­li a tut­to il siste­ma. Le cau­se civi­li ita­lia­ne han­no una dura­ta media di 1.210 gior­ni (sia­mo agli ulti­mi posti del­le clas­si­fi­che mon­dia­li, insie­me a Liberia e Gibuti). Di con­se­guen­za, chi può per­met­ter­si di paga­re dei buo­ni avvo­ca­ti per tut­to que­sto tem­po ha un van­tag­gio enor­me ripet­to a chi è meno for­tu­na­to. Questo por­ta ine­vi­ta­bil­men­te a una gra­ve distor­sio­ne dell’art. 3 del­la Costitiuzione: «Tutti i cit­ta­di­ni han­no pari digni­tà socia­le e sono egua­li davan­ti alla legge».

Ci sono poi altre con­se­guen­ze: chi cau­sa pic­co­li dan­ni al pros­si­mo è qua­si sicu­ro oggi di far­la fran­ca. Per il dan­neg­gia­to infat­ti la fati­ca a imbar­car­si in pro­ces­si che dura­no anni (con con­se­guen­ti costi e disa­gi) supe­ra di gran lun­ga il tor­to subi­to. Questo aspet­to ha degli effet­ti deva­stan­ti sul­la serie­tà pro­fes­sio­na­le con cui ven­go­no gesti­ti innu­me­re­vo­li ser­vi­zi al con­su­ma­to­re finale.

Se poi pen­sia­mo alle gran­di impre­se, in teo­ria esen­ti da dina­mi­che di que­sto tipo, lo sce­na­rio è dram­ma­ti­co: un impren­di­to­re che deb­ba sce­glie­re dove inve­sti­re le pro­prie risor­se evi­te­rà accu­ra­ta­men­te un Paese dove rischia di vede­re il pro­prio capi­ta­le bloc­ca­to in cau­se infi­ni­te, o anco­ra peg­gio di rice­ve­re un inden­niz­zo quan­do ormai la pro­pria atti­vi­tà è sta­ta distrut­ta. A meno che non sia inte­res­sa­to in mala fede a sfrut­ta­re que­sta situa­zio­ne a pro­prio van­tag­gio, gio­can­do spor­co, con la spe­ran­za in un secon­do momen­to di non dover rispon­de­re del­le pro­prie azioni.

Gesto enco­mia­bi­le il voler risol­ve­re que­sta tra­gi­ca situa­zio­ne: il Governo ha scel­to di ini­zia­re dai pro­ce­di­men­ti penali.

L’unico pro­ble­ma è che lo si sta facen­do “al con­tra­rio”. La pro­po­sta del cen­tro destra in discus­sio­ne al Senato pre­ve­de, per i rea­ti con pena infe­rio­re ai 10 anni di reclu­sio­ne, una dura­ta mas­si­ma di due anni per ogni gra­do di giu­di­zio (fino a un tota­le di sei). Dopodiché il pro­ces­so deca­de, sem­pli­ce­men­te per­ché è “fini­ta la cles­si­dra”. In que­sto modo si com­pie chia­ra­men­te un’ingiustizia enor­me­men­te più gran­de di quel­la che si pre­ten­de di risolvere.

Se il gover­no ha vera­men­te a cuo­re la dura­ta ragio­ne­vo­le dei pro­ces­si, inve­ce di tagliar­li con le for­bi­ci, per­ché non si pre­oc­cu­pa di garan­tir­ne lo svol­gi­men­to in tem­pi bre­vi? Con un po’ di buo­na volon­tà non sareb­be nean­che così dif­fi­ci­le. Tutti san­no che la cau­sa prin­ci­pa­le del pro­ble­ma è la caren­za di orga­ni­co. Basterebbe allo­ra cal­co­la­re in media quan­ti pro­ce­di­men­ti pos­so­no esse­re gesti­ti in tem­pi ragio­ne­vo­li oggi dal 30% del per­so­na­le più effi­cien­te, ade­guan­do poi le risor­se uma­ne al cari­co di lavo­ro pre­sen­te e pre­ten­den­do da tut­ti gli stes­si rit­mi. Non sap­pia­mo come finan­zia­re quest’operazione? Facciamo rica­de­re il costo sul­le spe­se pro­ces­sua­li che è tenu­to a paga­re chi infran­ge la leg­ge. Così maga­ri pri­ma ci pen­sa due volte.

L’approvazione dell’attuale dise­gno di leg­ge sareb­be inve­ce un’immane ver­go­gna per l’Italia. Significherebbe che tra i nostri rap­pre­sen­tan­ti sono più le per­so­ne che spe­ra­no di evi­ta­re i pro­ces­si gra­zie a prov­ve­di­men­ti di que­sto tipo, rispet­to a quan­ti difen­do­no i valo­ri su cui han­no solen­ne­men­te giurato.

I commenti sono chiusi.